Investire in un nuovo impianto di condizionamento dell’aria è ancora una scelta conveniente? La risposta di Panasonic.

03/07/2023

L’investimento nell’acquisto di un nuovo sistema di condizionamento dell’aria resta una scelta conveniente per il benessere, la salute e perché può accedere a detrazioni fiscali dal 50% al 65%. Da Panasonic Heating & Ventilation Air Conditioning una mini-guida per orientarsi nella normativa vigente con un occhio alle scadenze e uno alle bollette.


Sostituire un impianto di climatizzazione datato ma ancora funzionante con uno nuovo è un buon affare? Per rispondere a questa domanda è necessario partire da un dato: secondo la letteratura di settore (tabelle ASHRAE), il ciclo di vita di un condizionatore ad uso domestico si attesta mediamente intorno ai 15 anni. Tuttavia, ci sono diverse valide ragioni per non attendere che l’usura faccia il suo corso. 

Innanzitutto, i condizionatori di vecchia concezione riflettono in bolletta la loro minore efficienza energetica, quindi l’energia consumata per raffrescare gli ambienti, rispetto a una soluzione moderna in classe energetica A++ o superiore. Questi ultimi, inoltre, consentono di monitorare e gestire i consumi anche da remoto attraverso app. 

In secondo luogo, c’è il divario in termini di benessere e comfort. Molti climatizzatori oggi in commercio integrano sistemi che agiscono sulla qualità dell’aria interna come, ad esempio, la tecnologia nanoe™X di Panasonic basata sul potere “detergente” e inibente sugli inquinanti quali pollini, allergeni, certi virus e batteri. Inoltre, il flusso d’aria è ottimizzato per diffondersi in modo uniforme su tutto l’ambiente e raggiungere la temperatura desiderata in breve tempo. A ciò si somma la maggiore silenziosità dei climatizzatori più moderni, con una pressione sonora di appena 19 db, tale da non disturbare il riposo notturno.

Una terza ma non meno importante ragione a favore del nuovo riguarda l’impatto ambientale. I gas refrigeranti utilizzati nei condizionatori più datati, infatti, sono stati sostituiti da fluidi a minore impatto ambientale. 


Gli incentivi fiscali

Insieme e al di là dei benefici pratici sopra menzionati, il nodo della convenienza nella climatizzazione ruota intorno al sistema di agevolazioni fiscali che il governo ha introdotto da anni per incentivare il passaggio a soluzioni più efficienti e sostenibili di raffrescamento e riscaldamento domestico, in linea con le direttive europee in materia ambientale.

Con il decreto-legge 11/2023 è stata cancellata la possibilità di fruire della cessione del credito o dello sconto in fattura per gli interventi non avviati al 17 febbraio 2023. Tuttavia, per gli acquisti effettuati entro il prossimo 31 dicembre 2024 è possibile accedere a detrazioni fiscali dal 50% al 65% che andranno “spalmate” su più annualità. Vediamo quali sono e come funzionano.


• Bonus ristrutturazione (detrazione al 50%) - vale per lavori di ristrutturazione edilizia su unità immobiliari ad uso residenziale o parti comuni fino a un importo massimo di 96.000 €. Per beneficiare della detrazione, l’impianto acquistato deve garantire un requisito minimo di efficienza indicato dal decreto-legge 199/2021.

• Ecobonus (detrazione al 65%) – Introdotta dalla legge di bilancio 2006, tale detrazione è scollegata a lavori di ristrutturazione e l’importo massimo scontabile è di 30.000 € da dividere in 10 rate annuali per 10 anni. L’accesso all’ecobonus è subordinato all’acquisto di un condizionatore in pompa di calore - idoneo, cioè, anche al riscaldamento in inverno e nelle stagioni intermedie - che rispetti i requisiti minimi di efficienza richiesti dal decreto 199/2021 e vada a sostituire un vecchio impianto di riscaldamento.  


Grazie agli incentivi fiscali e alla discesa del costo per kW indicato da ARERA*, inoltre, diventa vantaggioso puntare sui modelli a pompa di calore come soluzione per tutto l’anno.




 “La cessione del credito e lo sconto in fattura, negli ultimi anni, hanno distorto il mercato ed hanno alimentato un boost anomalo.